Il piano di Farage

Eurocrack

Il leader indipendentista Nigel Farage ha spiegato in un intervista al “Corriere della Sera” come riuscirà a distruggere insieme a Beppe Grillo la vecchia Unione Europea: Il 19 giugno i 5 Stelle eleggono il sindaco della capitale. Il 23 giugno la Gran Bretagna esce dall’Unione. Da lì l’ effetto domino, per cui tutti i Paesi del Nord se ne andranno uno dopo l’altro. Per Farage si tratta di un processo inevitabile, mentre l’euro sta distruggendo l’economia dei Paesi mediterranei, l’Inghilterra si è salvata grazie alla sterlina e starà anche meglio con Boris Jhonson premier al posto di Cameron. L’Europa è spacciata, l’Inghilterra, tornata libera da ogni legame sarà una piattaforma globale capace di attirare investimenti di ogni tipo. E’ più che possibile che l’Inghilterra riesca a sopravvivere lontano dall’Ue, così come è sopravvissuta fuori dalla moneta unica. Il problema riguarda il resto dei paesi europei di cui Farage non si preoccupa ed in particolare di come vivrà l’Italia in caso di deplosione dell’Unione europea. Per lo meno Beppe Grillo dovrebbe preoccuparsi un po’ di più del suo alleato, delle conseguenze finanziarie, oltre che di quelle politiche a cui andrà incontro il nostro Paese. E’ vero che l’Italia potrà tornare a svalutare, riguadagnando competitività, ma per come si sono sviluppati i mercati negli ultimi venti anni, questo potrebbe anche non bastare. Soprattutto, dopo aver sprecato inutilmente cinquant’anni. Non si tratta tanto di deludere le aspettative di Schumann e Monnet, ma quelle di tutti i governi europei e delle classi dirigenti che hanno sostenuto un grande progetto unitario per vederlo poi fallire miseramente Costruire sulle macerie è sempre molto difficile e lo sarà anche per Farage e Grillo. Può darsi ovviamente che le economie per alcuni Stati ed in determinate condizioni, possano migliorare in un breve periodo. Di sicuro il divario che si aprirebbe con gli Stati che andrebbero in sofferenza senza rete di sicurezza. potrebbe rivelarsi fatale, senza contare una immigrazione di proporzioni tali per cui parte dell’Europa del Nord pensa di poter e dover sfuggire. L’incapacità di assumersi le proprie responsabilità da parte degli Stati, più ancora delle ambizioni di potenza, hanno portato l’Europa per oltre sei secoli in una guerra quasi permanente. Questo gli antieuropeisti in questi ultimi 70 anni se lo sono dimenticato.

Roma, 11 giugno 2016